Le bioplastiche sono un’alternativa sostenibile sempre più diffusa rispetto ai materiali plastici tradizionali. Di origine naturale, presentano proprietà comparabili a quelle delle normali plastiche utilizzate nei processi produttivi, ma hanno un impatto ambientale ridotto.
Per le sue caratteristiche, questo tipo di materiale consente applicazioni piuttosto vaste, anche in settori innovativi quali il medicale, la stampa 3D, le green technologies.
Cosa sono le bioplastiche
Per capire meglio la definizione di bioplastiche, partiamo dalla loro origine. Si tratta di polimeri prodotti utilizzando materiale biodegradabile o materie prime rinnovabili, come amido di mais, canna da zucchero, patate o alghe.
Le bioplastiche sono meno dannose per l’ambiente e contribuiscono alla riduzione delle emissioni di CO2. In più, ovviamente, diminuiscono la produzione, l’uso e il consumo di plastica a livello globale. Tra le loro principali caratteristiche:
- Biodegradabilità. Le bioplastiche si scompongono in maniera spontanea attraverso processi biologici: per questo, non contribuiscono all’accumulo di rifiuti plastici nell’ambiente. Inoltre, possono essere smaltite in maniera più sostenibile.
- Produzione da materie prime rinnovabili. Le bioplastiche vengono prodotte utilizzando materie prime vegetali che possono essere coltivate nuovamente e che dunque sono disponibili a lungo termine.
- Riduzione delle emissioni di CO2. Nel loro processo di produzione, le bioplastiche generano una quantità di CO2 molto inferiore rispetto alle plastiche derivate dal petrolio.
- Flessibilità: le bioplastiche presentano diverse proprietà che, di volta in volta, possono essere più o meno accentuate. Rigidità, elasticità o resistenza, ad esempio, sono caratteristiche più o meno presenti a seconda delle esigenze di utilizzo.
Le bioplastiche, dunque, rappresentano una soluzione sostenibile e innovativa per la produzione di materiali plastici. Nel prossimo paragrafo parleremo dei loro usi e dei vantaggi e svantaggi del loro utilizzo.
Bioplastiche: esempi, svantaggi e vantaggi
Presentare alcuni esempi di bioplastiche e alcune loro applicazioni è il modo migliore per spiegare cosa sono e perché si stanno diffondendo. Tra le tipologie più note, troviamo:
- Acido polilattico (PLA): bioplastica ottenuta dall’amido di mais utilizzata per produrre bottiglie, imballaggi alimentari, tappi e contenitori.
- Polietilene verde: derivato dalla canna da zucchero, è utilizzato per sacchetti, pellicole e contenitori.
- Poliidrossialcanoati (PHA): bioplastiche ottenute da oli vegetali e zuccheri. Trovano applicazione in settori come packaging, medicina, cosmetica e agricoltura.
- Polibutilene succinato (PBS): utilizzato per produrre sacchetti biodegradabili, pellicole e materiali da imballaggio.
- Policaprolattone (PCL): trova applicazione nel settore degli imballaggi e della stampa 3D. Lo si usa anche per applicazioni mediche, ad esempio per le suture riassorbibili.
- Mater-Bi: compostabile al 100%, serve per produrre sacchetti della spesa, film per imballaggio, stoviglie monouso e pellicole protettive.
Abbiamo già parlato dei benefici principali delle bioplastiche per quanto riguarda la sostenibilità, la versatilità e il loro utilizzo in settori ad alto tasso di innovazione. Gli svantaggi, invece, hanno a che fare principalmente con tre elementi:
- Disponibilità di materie prime. La produzione su larga scala di bioplastiche necessita di una quantità significativa di materie prime vegetali.
- Processi di produzione complessi. La trasformazione delle materie prime vegetali in bioplastiche richiede processi chimici e biotecnologici avanzati e relativamente costosi.
- Compostaggio: alcune bioplastiche hanno bisogno di un ambiente controllato per degradarsi correttamente.
In ogni caso, sono sempre di più le imprese che utilizzano questo tipo di materiale nelle lavorazioni delle materie plastiche. Per rispondere alle loro esigenze, Vismec ha sviluppato tecnologie e macchinari specifici.
Macchinari Vismec per il settore
La nostra azienda, infatti, offre una linea di deumidificatori progettata ad hoc per tutti i materiali che, per le loro caratteristiche, devono essere trattati a temperature comprese tra i 35°C e i 50°C.
Tale innovazione è dedicata a comparti specifici:
- Il settore delle bioplastiche, di cui parliamo in questo articolo: polimeri biologici che non possono essere deumidificati ad alte temperature. Durante il processo, infatti, questo tipo di materiale potrebbe fondere o subire una degradazione che ne altererebbe caratteristiche e funzionalità.
- I materiali che, sottoposti a temperature elevate, rilasciano oli o sostanze volatili con un impatto negativo sul risultato finale del processo.
I nostri deumidificatori a bassa temperatura funzionano in modo analogo ai dryer Vismec a rotore. A ciascun deumidificatore, tuttavia, aggiungiamo uno scambiatore di calore aria / aria posizionato prima della camera di riscaldamento. Tale sistema comprende una serie di ventilatori che abbassano la temperatura dell’aria usata per deumidificare i granuli plastici.
Disponibili in diverse dimensioni e integrabili con ulteriori accessori, i nostri dryer a bassa temperatura sono affidabili, versatili ed efficienti.
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